Dal cuore delle Marche, un artista che trasforma ogni oggetto con un tocco di genialità e un pizzico di ironia.
Alessandro Ruffino, artista, tatuatore, docente al Poliarte di Urbino e designer marchigiano, è una figura che trascende i confini tradizionali dell'arte e del fashion. Nel suo studio immerso nella campagna marchigiana, Ruffino dà vita a un mondo di creazioni in cui convivono cinismo, ironia e savoir-faire artigiano. Instancabile e dotato di un talento che trasforma ogni materiale in qualcosa di prezioso, Alessandro incarna l'essenza del “faber” moderno. Ogni dettaglio nei suoi collage, tatuaggi e sketch è frutto di una ricerca minuziosa, radicata nel suo amore per l'artigianato e l'estetica del passato, che esplora in maniera dissacrante. Ruffino vive con passione il proprio lavoro, in un ritmo incessante che tuttavia non gli toglie il piacere di una buona cena, preparata con cura e dedizione. Con una personalità spigliata e una gentilezza fuori dal comune, Alessandro è sempre pronto a condividere la propria arte e visione con chi lo circonda. La sua filosofia? Rielaborare il passato senza mai ignorare la qualità del presente, proiettandosi così per primo nel futuro.
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- Come hai trasportato il background nella moda verso il campo artistico?
“La moda è stata la mia formazione, ciò che ho amato e indagato per 25 anni è sempre stato permeato da quella "cosa" chiamata moda, con la ricerca del bello e ben fatto. Oggi applico quell'artigianato al mio lavoro artistico, con nostalgia e una certa polemica. Guardo al passato e al presente, ma non al futuro – preferisco rielaborare e stravolgere l'iconico, senza pop. Mi interessa un significato ermetico, quasi snob, come struttura dell’opera stessa.” - Puoi parlarci di cosa stai indagando attualmente?
“Il mio ultimo lavoro esplora l’iconografia del cuore in varie forme: sacro, anatomico, infantile. Attraverso collage di immagini raccolte da riviste vintage e montate su pagine di un breviario del 1776, creo una narrazione che reinterpreta l'immagine del cuore.” - Nella tua serie di opere sulle icone, qual è il tuo approccio alla contemporaneità dei santi?
“I miei santi sono una riflessione temporale; un tempo erano modelli di virtù, oggi il concetto si riflette nei canoni estetici da rivista. È sempre un dialogo tra passato e presente.” - Ci racconti qualche aneddoto del mondo della moda?
“Non ne ho molti. La moda diverte chi non la vive. Anni fa, durante uno shooting al Superstudio, inciampai con un mucchio di abiti; mi aiutò solo una signora, Linda.” - Dove sarà possibile ammirare la tua arte prossimamente?
“Spero alla Rosticceria da Lino! Per me, musei e gallerie sono concetti superati.” - Perché hai scelto il collage come mezzo espressivo?
“Mi affascina l'inganno della tecnica, spesso sottovalutata; un collage richiede mesi di lavoro e ricerca, ed è per me come una "vecchia senza rughe."” - Cosa sogni per il tuo futuro?
“Non mi dispiacerebbe finire al caldo in Oriente, in spiaggia, a fare yoga e collanine sceme per turisti.” - Sei un faber versatile: designer, tatuatore, collagista. C'è un altro media che vorresti esplorare?
“Sono anche ricamatore, ceramista, e sarto; una volta ero ballerino e modello. Mi piacerebbe fare il veterinario!”