Di Lorenzo Sabatini
L.S. grazie innanzitutto per aver accettato la nostra intervista. La tua é una voce familiare, che ha parlato all’Italia dai microfoni di Radio Deejay e Radio Rai dagli anni Ottanta. Attualmente sei in onda su Radio Capital. Dal tuo punto di vista come si è evoluto questo mezzo di comunicazione?
L.A. Grazie a te. L'evoluzione della radio dagli anni 80 è cambiata drammaticamente, ma non in senso negativo. Innanzitutto vanno in onda le radio-TV, come RDS ad esempio. C'è un gran desiderio da parte degli editori di mostrare il prodotto radiofonico in TV con il supporto dei video musicali che vanno in onda e di mostrare i volti – ossia gli speaker – che ora sono davanti ai riflettori e alle telecamere. Commercialmente questa è una mossa funzionante per far girare il marchio e favorisce gli ascolti. Per l'evoluzione della radio con i nuovi media la radio è cambiata molto per la fruizione musicale. Basti pensare ad Internet. Il pubblico della gen Z probabilmente la vede come una scatola vecchia sul mobile – oppure come quello strumento che il padre usa e ascolta quando va a prenderli a scuola per ascoltare le news o qualche pezzo dei loro tempi. Ora la musica viaggia su Spotify e va con lo streaming, ovviamente. Fino agli anni Novanta era diverso, ovvero dovevi aspettare che passasse in radio il tuo pezzo preferito. La radio si è dovuta evolvere di conseguenza per inseguire il pubblico. Dove lavoro io, Radio Capital, essa si rivolge ad un pubblico adulto che ha ancora nei confronti del pezzo radiofonico una sorta di venerazione. Un pubblico molto esigente perché vuole rivivere le emozioni vissute in gioventù e colto musicalmente.
L.S. Andando piú in profondità: di cosa faresti tesoro dal passato e cosa scarteresti? Ed essendo un player nel presente, cosa intravedi per il futuro della radio?
L.A. Innanzitutto farei tesoro dell'esperienza. Non credo nei fenomeni che nascono da zero. Lo speaker radiofonico ha bisogno di gavetta, bisogna andare dal basso verso l'alto. Posto che ci sia un alto e un basso, oltre al piacere di andare in onda ed essere ben remunerati per il lavoro svolto. Per il futuro intravedo, compatibilmente alla risposta che ho dato nella prima domanda, molte possibilità nei nuovi media. Premettendo che si tratti di una radio musicale, dato che stanno nascendo molte talk radio. Ci saranno sempre più contenuti parlati. Interviste, approfondimenti, o che si parli di temi di attualità, rubriche, il teatro, o semplicemente la musica stessa. Premesso che la musica e la radio classica, calda, coinvolgente, che abbia del tecnico e sappia intrattenere avrà sempre un ruolo di rilievo, secondo il mio parere. Ad esempio noi tramite il canale Whatsapp poniamo domande anche sulla musica stessa che mandiamo in onda, chiedendo pareri e rendendo il tutto interattivo, a portata di clic.
L.S. Sempre parlando del momento attuale, ci parleresti di Capital Records, il programma che conduci e a cui so sei particolarmente affezionato? Il format 2022 che novità prevede?
Capital records 2 (di cui la prima parte va in onda alle 14.00 pm ed è condotta da Mixo e Luca De Gennaro), è un programma che coinvolge molto gli ascoltatori. Ogni giorno lancio un tema. Ad esempio "Il miglior disco degli anni Ottanta, oppure "C'è un artista che hai conosciuto personalmente? Che impressioni vi ha dato?". Bene: io e il team sviluppiamo poi questo tema con brani specifici e canzoni che aggiungo io. Sono due parti. Una prima parte e una seconda diverse sia nei contenuti sia nei rapporti con il pubblico.
L.S Non posso esimermi dal chiederti quali sono gli artisti odierni meno conosciuti che valgono assolutamente un ascolto.
A me piacciono molto tra i contemporanei i Fontaines DC, irlandesi, visti dal vivo. Il frontman ricorda Liam Gallagher. Mi piacciono molto gli Idles, che hanno riportato in auge il punk con tematiche sociali molto forti. Mi piace molto il modo di declamare il rap di Kae Tempest, che una volta si chiamava Kate e ora Kae per motivi legati al gender LGBTQIA+. Più di fare il rap declama parole e messaggi molto forti. E' una poetessa prestata alla musica leggera. Ti cito questi tre che negli ultimi 5 anni mi hanno colpito. Non a caso gli ultimi due sono inglesi e i primi irlandesi: ho un gusto molto anglofono e ho imparato proprio così, ascoltandone la musica, questa lingua. Sono molto legato a quel mondo. Tra gli italiani menziono Andrea Laszlo De Simone, Marco Castello, giovane siciliano che mi riporta al Battisti dei tempi migliori; e trovo molto intelligenti La Rappresentante di Lista.
L.S. in molti si chiedono – essendo un dono – cosa serva per essere così spigliati durante un discorso in diretta. Sicuramente qualche aspirante speaker alla lettura ci sarà. Te ne saremmo grati se volessi condividere con noi con quali strumenti e dedizione ti sei costruito una reputazione tale.
L.A.E' un dono che si acquisisce col tempo e con tanta esperienza. Occorre immaginare di avere un interlocutore e tentare di farlo nella maniera più spontanea e con un linguaggio intellegibile in tutta Italia perlopiù, credo. Ma neppure essere troppo artificiosi, la spontaneità è importante. E soprattutto ascoltare tanta radio. Piano piano viene fuori così il nostro stile personale.
L.S. potresti menzionare alcuni album del passato da conoscere assolutamente spaziando nei generi per non essere proprio ignoranti sul tema musicale. La tua personale classifica di pietre miliari della storia della musica, in altre parole.
L.A. Domanda difficilissima. Ascolto talmente tanta musica. Ho degli innamoramenti, alcuni sono fugaci, altri duraturi. Magari ascolto un singolo di un emergente da ogni parte del mondo e se mi piace ascolto tutta la discografia. Nel passato parlando del rock classico amo i Led Zeppelin con i Deep Purple, rappresenteranno sempre un punto di riferimento. Poi c'è la new wave, altra grande passione: The Cure, Siouxsie and The Banshess, gli Smiths con "THE QUEEN IS DEAD" del 1986, che probabilmente non si sono mai ripetuti in tal senso a livello musicale, ma rappresentano certamente una pietra miliare degli anni Ottanta. Andando avanti mi piacciono i Subsonica, I Blur, Casino Royale, Portishead, Massive Attack e gli White Stripes. Nel momento in cui devi menzionarli sono sempre troppi!
L.S. da amante del vinile, dei mixtape e dei CD, come ti sei approcciato allo streaming? Io ad esempio compro ancora molti CD.
L.A. Sono contento che tu compri i CD! Io sono rimasto appassionato dell'LP! Ho una collezione di vinili vastissima. E' uscito fuori produzione dall'87 ed è tornato in auge agli inizi del 2000. E' un formato – e non parlo per snobismo – che per il packaging, al di la' del suono (probabilmente di base suona meglio il CD, a meno che non si abbia un impianto da musicofili) e per la gestualità mi affascina ancora oggi. Lo streaming per me adesso è vitale. Sia sul lavoro sia nel privato. E' immediato ed istantaneo. Da una parte si è un po' abbassata la qualità a livello sonoro. Però è una distinzione che notano sono orecchie molto preparate. Nella messa in onda radiofonica grazie a dei procedimenti e compressori il file streaming è lo stesso prodotto, ossia suona pressoché nello stesso modo di un CD. L'importante è che lo streaming è innanzitutto una piattaforma eccellente. I gruppi e i solisti sono proliferati dal suo lancio. E questo secondo me è un bene. A patto anche di sapersi fare una buona pubblicità.
Lorenzo Sabatini